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Bettelheim e le Madri Frigorifero - fino a quando in Italia si studieranno queste stupidaggini? Stampa E-mail

Roberto Colonna detto


Desidero innanzitutto complimentarmi con coloro che lavorano per questo sito web, perché la scelta di un orientamento scientificamente rigoroso rende un reale servizio ai visitatori e a quanti utilizzano i materiali pubblicati. Vorrei, poi, fornire qualche dato sullo scritto da voi ripreso.

“La terribile verità su Bruno Bettelheim” fu redatto dallo stesso presidente della Società Nazionale di Neuroscienze, professore Giuseppe Perrella, sulla base di un’estesa documentazione e di molte testimonianze raccolte da lui e da noi, suoi collaboratori, in varie città degli Stati Uniti d’America. In quel periodo, che coincideva con le prime pubblicazioni della Società sul sito di “BRAIN, MIND & LIFE”, per decisione unanime non firmavamo gli scritti. L’obiettivo della pubblicazione era fornire in estrema sintesi il dato certo -e comprovato da numerose inchieste giudiziarie- della pedofilia e delle condotte criminali di Bettelheim, accanto allo smascheramento dell’impostura rappresentata dalle sue congetture e speculazioni vendute come “teorie psicologiche” della scuola ortogenica di Chicago. Fra le ragioni che ci spinsero a mettere in rete la verità, tante volte riecheggiata nelle aule dei tribunali e impressa nelle pagine di libri e articoli scritti da dipendenti della scuola, ex-ospiti o loro parenti, vi fu la costatazione che in molti corsi di molte università italiane le suggestive e infondate costruzioni di Bettelheim erano ancora oggetto di insegnamento (quasi fossero teorie scientifiche supportate dal vaglio sperimentale) e, addirittura, si promuoveva un nuovo proselitismo italiano per quelle idee.

La pubblicazione de “La terribile verità su Bruno Bettelheim”, con un certo stupore da parte di chi scrive, fu la prima occasione per molti psicologi, psichiatri, neuropsichiatri infantili e cattedratici italiani, per conoscere e riflettere su un inganno che aveva creato false terapie, false speranze e false carriere.

Molti, letto l’articolo, immediatamente ritrattarono la loro fede incondizionata nel “ciarlatano criminale”, ma pochi citarono la fonte del proprio ravvedimento.

Il professor Nicola Lalli, del quale ricordiamo sempre con rispetto la grande onestà intellettuale, fece dei contenuti de “La terribile verità su Bruno Bettelheim” il modello esemplare del perché lui si fosse allontanato dall’insegnamento di Fagioli (da lui accostato a Bettelheim), riportando quasi integralmente lo scritto in un suo saggio e citandone ampi stralci sul sito dell’editore Armando.

Lo scorso inverno ho visto in metropolitana a Milano una ragazza che recava con sé quattro saggi di Bettelheim, e le ho chiesto perché leggesse quei libri. Mi ha risposto con aria grave e condiscendente: “Sono il fulcro di un’importante corso di formazione in psicoterapia dell’infanzia.” Allora ho provato ad imbastire un discorso sull’argomento, ma lei, senza darmi troppe possibilità di proseguire, mi ha spiegato, col tono di chi vuol mostrarti di aver pazienza solo per buona educazione: “Sì, tanti aspetti delle teorie possono essere discussi, ma Bettelheim è indispensabile per la terapia dell’autismo… Scusi, ma a questa fermata devo scendere”.
Inverno 2009: qualcuno ancora insegna che si cura l’autismo con quella roba.

Ecco perché ritengo che abbiate fatto bene a riprendere quell’articolo e spero che lo si diffonda molto di più perché, a quanto pare, ce n’è ancora bisogno.

Roberto Colonna