Gli obiettivi dell'R.D.I. Intervento di Sviluppo Relazionale |
Il dott. Steven Gutstein è il creatore del programma RDI, intervento di sviluppo relazionale. Il programma è centrato sui genitori e, in base alla letteratura, vuole aiutare a creare le connessioni mancanti nel cervello. Si dice che l’RDI sia straordinario; secondo la letteratura, seguendo questo sistema i genitori possono aspettarsi che i loro figli sviluppino: Chi è il dott. Steven Gutstein? I deficit chiave dell’autismo in base all’RDI Gutstein dice che la letteratura mostra chiaramente che gli individui autistici hanno sei deficit condivisi. Queste sei aree, dice, “sono universali per ogni persona nello spettro autistico. Inoltre, non sembra che migliorino con l’età, anche seguendo programmi intensivi di intervento”. Questi sono: Come l’RDI affronta i deficit chiave Secondo Gutstein, tutti i deficit chiave dell’autismo hanno una cosa in comune. Invece di fare affidamento all’”intelligenza statica” (cioè all’abilità di conoscere informazioni e memorizzare fatti), fanno affidamento sull’”intelligenza dinamica” (l’abilità di rispondere in maniera flessibile e creativa a situazioni nuove). Pertanto lo scopo dell’RDI è di costruire o recuperare l’intelligenza dinamica. Iniziare l’RDI Anche se i professionisti RDI offrono una vasta gamma di programmi di training e prodotti, dicono che si può iniziare in maniera semplice. Alcuni suggerimenti: Gutstein ha anche pubblicato alcuni libri di attività RDI, che possono essere utili per i genitori. Le famiglie interessate a portare avanti un programma RDI possono consultare il sito dell’organizzazione e/o chiamare per ulteriori informazioni. Un commento editoriale Mentre cercavo di capire l’RDI, ho sentito i commenti di diverse famiglie molto soddisfatte, che ritengono l’approccio estremamente efficace. Allo stesso tempo, però, ho avuto difficoltà ad ottenere una chiara risposta alla domanda “Cosa succede durante una sessione RDI?”. Sono anche incerta sul perché l’approccio RDI sia più efficace di altri approcci simili (Floortime, per esempio) nel costruire “l’intelligenza dinamica”. Come per quasi tutti gli altri tipi di approccio, le ricerche sull’RDI sono frammentarie e generalmente portate avanti sotto la guida dei fondatori dell’organizzazione. Quindi, anche se sembra che l’RDI abbia un impatto positivo, non è chiaro perché o se sia migliore di altre tecniche. Sono anche preoccupata del fatto che il Dott. Gutstein ritenga che, senza l’RDI, nessun soggetto autistico possa avere l’abilità di condividere momenti teneri, riflettere o imparare dall’esperienza, o condividere una barzelletta. Io personalmente conosco molti soggetti autistici che sembrano avere queste abilità, anche se in forma limitata. In effetti, ho incontrato molte persone nello spettro autistico che sono divertenti, coinvolgenti e affettuose. Forse questi individui non sono “intelligenti dal punto di vista dinamico” nella maniera descritta da Gutstein, ma come persona non riesco a vedere distinzioni chiare ed universali tra l’amore, il calore o l’interesse nella condivisione di esperienze e ricordi delle persone neurotipiche o delle persone autistiche. Quindi, anche se posso affermare che l’RDI è efficace, almeno per alcune famiglie, sono meno convinta delle affermazioni che formano la sua base concettuale. |
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