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Gli obiettivi dell'R.D.I. Intervento di Sviluppo Relazionale Print E-mail

Il dott. Steven Gutstein è il creatore del programma RDI, intervento di sviluppo relazionale. Il programma è centrato sui genitori e, in base alla letteratura, vuole aiutare a creare le connessioni mancanti nel cervello. Si dice che l’RDI sia straordinario; secondo la letteratura, seguendo questo sistema i genitori possono aspettarsi che i loro figli sviluppino:
-   miglioramenti notevolissimi nella comunicazione significativa;
-   desiderio e abilità di condividere le loro esperienze con gli altri;
-   curiosità genuina ed entuasiasmo per le altre persone;
-   abilità ad adattarsi facilmente e “seguire la corrente”;
-   aumento considerevole nell’inizio di attenzione congiunta;
-   miglioramento notevole nel saper capire la prospettiva degli altri e la teoria della mente;
-   aumento notevole del desiderio di voler interagire con i pari.

Chi è il dott. Steven Gutstein?
Gutstein è uno psicologo con esperienza nelle tradizionali tecniche comportamentali nel trattamento dell’autismo. Però lui pensava che, nonostante i suoi pazienti aumentassero le proprie abilità, a loro mancavano ancora le abilità di base per connettersi su un livello emozionale. Infatti, secondo il libro promozionale dell’RDI, secondo lui nessuno dei suoi pazienti, neanche quelli a più alto funzionamento, sviluppavano l’abilità di condividere un momento carino o una barzelletta.
Ritornando alla letteratura, Gutstein ha rivisto oltre trent’anni di ricerca sull’autismo. Analizzando tutto questo materiale, ha scoperto quelli che secondo lui erano i deficit chiave dell’autismo. In base a questa serie di deficit, ha sviluppato un approccio terapeutico basato sulla famiglia completo con consulenti qualificati, seminari di training per genitori, rete di sostegno, pubblicazioni, prodotti e altri.

I deficit chiave dell’autismo in base all’RDI

Gutstein dice che la letteratura mostra chiaramente che gli individui autistici hanno sei deficit condivisi. Queste sei aree, dice, “sono universali per ogni persona nello spettro autistico. Inoltre, non sembra che migliorino con l’età, anche seguendo programmi intensivi di intervento”. Questi sono:
-   riferimento emozionale: l’abilità di usare il sistema di feedback emozionale per imparare dalle esperienze soggettive di altri;
-   coordinazione sociale: l’abilità di osservare e continuamente regolare il proprio comportamento per partecipare a relazioni spontanee che comprendono la collaborazione e lo scambio di emozioni;
-   linguaggio dichiarativo: usare il linguaggio e la comunicazione non verbale per esprimere curiosità, invitare altri ad interagire, condividere percezioni e sentimenti e coordinare le proprie azioni con gli altri;
-   pensiero flessibile: l’abilità di adattarsi rapidamente, cambiare strategie e alterare programmi in base alle circostanze che cambiano;
-   elaborazione di informazioni relazionali; l’abilità di ottenere un significato dal contesto ampio. Risolvere problemi che non hanno soluzioni o giuste o sbagliate;
-   Previsione: l’abilità di riflettere sulle esperienze passate e anticipare possibili scenari futuri in maniera produttiva.

Come l’RDI affronta i deficit chiave

Secondo Gutstein, tutti i deficit chiave dell’autismo hanno una cosa in comune. Invece di fare affidamento all’”intelligenza statica” (cioè all’abilità di conoscere informazioni e memorizzare fatti), fanno affidamento sull’”intelligenza dinamica” (l’abilità di rispondere in maniera flessibile e creativa a situazioni nuove). Pertanto lo scopo dell’RDI è di costruire o recuperare l’intelligenza dinamica.
“Invece di realizzare una terapia mia”, dice Gutstein, “mi sono detto, guardiamo il processo naturale e rallentiamolo, rendiamolo più esplicito. Vediamo cosa succede se prendiamo lo stesso processo e lo scomponiamo, poi insegniamo ai genitori a fare quello che sono già capaci di fare intuitivamente e facciamoglielo vedere esplicitamente. Insegniamo ai genitori ad essere più coscienti del processo, diamo loro degli obiettivi evolutivi, e diamo a questi bambini e a questi genitori una seconda possibilità. Non cambiamo il processo naturale, ma lo personalizziamo in base all’individuo. I nostri obiettivi sono di recuperare i deficit comuni usando mezzi individualizzati.”

Iniziare l’RDI

Anche se i professionisti RDI offrono una vasta gamma di programmi di training e prodotti, dicono che si può iniziare in maniera semplice. Alcuni suggerimenti:
-   cambiate il vostro modo di comunicare (per esempio, fate meno domande);
-   rallentate il ritmo delle attività quotidiane e create più opportunità di “incertezza produttiva”;
-   trascorreto più tempo in attività piacevoli di Condivisione di Esperienze;
-   usate foto, diari o libri di ricordi ogni giorno per riflettere su alcuni bei momenti.

Gutstein ha anche pubblicato alcuni libri di attività RDI, che possono essere utili per i genitori.

Le famiglie interessate a portare avanti un programma RDI possono consultare il sito dell’organizzazione e/o chiamare per ulteriori informazioni.

Un commento editoriale

Mentre cercavo di capire l’RDI, ho sentito i commenti di diverse famiglie molto soddisfatte, che ritengono l’approccio estremamente efficace. Allo stesso tempo, però, ho avuto difficoltà ad ottenere una chiara risposta alla domanda “Cosa succede durante una sessione RDI?”. Sono anche incerta sul perché l’approccio RDI sia più efficace di altri approcci simili (Floortime, per esempio) nel costruire “l’intelligenza dinamica”. Come per quasi tutti gli altri tipi di approccio, le ricerche sull’RDI sono frammentarie e generalmente portate avanti sotto la guida dei fondatori dell’organizzazione. Quindi, anche se sembra che l’RDI abbia un impatto positivo, non è chiaro perché o se sia migliore di altre tecniche.

Sono anche preoccupata del fatto che il Dott. Gutstein ritenga che, senza l’RDI, nessun soggetto autistico possa avere l’abilità di condividere momenti teneri, riflettere o imparare dall’esperienza, o condividere una barzelletta. Io personalmente conosco molti soggetti autistici che sembrano avere queste abilità, anche se in forma limitata. In effetti, ho incontrato molte persone nello spettro autistico che sono divertenti, coinvolgenti e affettuose. Forse questi individui non sono “intelligenti dal punto di vista dinamico” nella maniera descritta da Gutstein, ma come persona non riesco a vedere distinzioni chiare ed universali tra l’amore, il calore o l’interesse nella condivisione di esperienze e ricordi delle persone neurotipiche o delle persone autistiche. Quindi, anche se posso affermare che l’RDI è efficace, almeno per alcune famiglie, sono meno convinta delle affermazioni che formano la sua base concettuale.