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http://www.normanno.com/articolo.php?id=DM2006-07-26-5210 26.07.2006 - [SPECIALI] di Patrizia Vita Non ti guardano negli occhi, non rispondono se li chiami, vivono in un angolo di mondo tutto loro, nel quale gli altri hanno difficoltà ad entrare. Sono i bimbi autistici, bimbi normali all'apparenza. Non hanno caratteristiche fisiche che li identifichino in modo particolare. Sono belli, sono brutti, come ogni altro essere umano. Di particolare, loro, hanno solo quello sguardo che non c'è. Non c'è perché non fissa l'immagine. Lui l'immagine la supera, la annulla nella ricerca di altri obiettivi visivi , fissi nella sua mente. Questo, ma non solo, è l'autistico. La Scienza definisce l'autismo un disturbo comportamentale di difficile risoluzione. La vita, invece, ha dato altre risposte. Ci sono autistici che, se debitamente sottoposti alle giuste terapie, migliorano di parecchio la loro capacità di integrazione al tessuto sociale. Le chiamano "finestre sul mondo" le aperture che, alcuni, riescono ad ottenere. Intanto, la medicina ufficiale cura questo " disturbo comportamentale" nel più tradizionale dei modi: psicofarmaci, psicoterapia, insomma con trattamenti da patologia che nulla risolvono. Occorreva la tenacia di un padre per offrire una diversa interpretazione della sindrome. Bernard Rimland, psicologo statunitense con figlio autistico, ha infatti approntato una tesi che escluderebbe l'origine genetica del disturbo ed aprirebbe la strada alla ipotesi che si tratti di alterazioni del sistema nervoso, immunitario o digestivo, che si presentano in individui particolarmente sensibili. A supporto della tesi di Rimland, arrivano anche gli studi condotti dal progetto " Defeat autism now" ( DAN), che ipotizzano che alla base di tali alterazioni possano esserci disfunzioni intestinali, infezioni virali, intolleranze alimentari e intossicazioni da metalli pesanti, come il mercurio, presente in alcuni vaccini iniettati sui piccoli pazienti. Questa tesi viene in parte, e solo in parte, considerata anche dalla medicina ufficiale che però si fa scudo di un'assenza di riscontro scientifico e di una evidenza clinica per non andare "oltre". Ma a certe "resistenze" si contrappone, forte, la volontà dei genitori dei "figli dallo sguardo che non c'è". Si incontrano su un sito " www.genitoricontroautismo.org " , e lì si scambiano pareri, diversi approcci comportamentali, tensioni, angosce, anche la gioia di ogni piccolo progresso dei loro piccoli " pazienti". Pazienti, sì, perché ad averli in cura sono loro, soltanto loro: i GENITORI DEGLI AUTISTICI! Ma non basta tanta compattezza di categoria. Occorre altro. I casi di autismo sono in aumento. Una crescita allarmante che deve dare da pensare. In America un bimbo su 166 è affetto da autismo, la diffusione della sindrome è salita di 80 volte in 15 anni. Ed è proprio l'America ad aprire la grande finestra sul mondo degli autistici. Le esperienze narrate sul sito www.genitoricontroautismo.org , che ha raggiunto oltre 3000 iscritti, parlano di bimbi in netto miglioramento, grazie ad una cura biomedica, fatta di integratori specifici e di assenza, nell'alimentazione, di alcune sostanze come glutine e caseina. Una cura basata anche su una terapia comportamentale poco diffusa in Italia. Si tratta dell'ABA. Molti genitori sostengono il superamento di molte "barriere" tipicamente autistiche, da parte dei loro figli, dopo avere sperimentato dieta ed ABA. I risultati- dicono- sono straordinari. Sarebbe utile, da parte della medicina ufficiale, aprirsi allo studio di questi trattamenti, ed eventualmente riconoscerne l'efficacia. Sin qui, infatti, appare eretto un muro tra la teoria americana, che in effetti pare abbia dato ottimi risultati, e le terapie tradizionali utilizzate dai nostri medici. C'è in gioco il futuro di troppe vittime della chiusura al "nuovo". Sarebbe inoltre doveroso, da parte della Sanità pubblica, contribuire alle spese imposte da una cura che apre speranze alla guarigione della sindrome autistica. Infine...perché ho parlato di autismo su queste pagine? L'ho fatto perché se si hanno gli strumenti adatti per portare luce nelle ombre, è necessario farlo. L'ho fatto perché ogni sasso che si lancia in uno stagno può formare cerchi, ed ogni cerchio smuove l'immobilismo delle acque. L'ho fatto per un bimbo che ho visto nascere. L'ho visto aprire gli occhi alla vita e. ...quella vita gli deve qualcosa, a lui come ad ogni altro essere chiamato al mondo. L'ho fatto per un bimbo che non parla, non guarda negli occhi di chi lo ama oltre ogni cosa. L'ho fatto perché la speranza sia diffusa attraverso ogni mezzo. Anche il più piccolo.
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