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L'educazione comportamentale nella scuola Print E-mail

L'educazione comportamentale nella scuola

Simona Levanto

Premessa

La scuola ha un ruolo di fondamentale importanza nello sviluppo globale del bambino: cognitivo, emotivo, fisico, relazionale. Dall'età di tre anni, in molti casi anche prima se si tiene conto dell'asilo nido, il bambino trascorre a scuola la maggior parte della sua giornata e le insegnanti sono responsabili della sua crescita e del suo apprendimento.

Purtroppo la scuola è ancora impreparata all'accoglienza, l'integrazione, l'educazione di "bambini speciali", che presentano difficoltà in alcune o in tutte le aree dello sviluppo. Per quanto si cerchi di creare le migliori condizioni possibili per facilitare l'insegnamento e la socializzazione, gli strumenti forniti non sono ancora sufficienti a garantire il minimo indispensabile per un ottimale inserimento.

Il "bambino speciale" è ancora spesso il bambino che passeggia per i corridoi dell'edificio mentre i compagni seguono la lezione, dipingono, chiacchierano.

Questa semplice dispensa non vuole essere polemica, ma offrire un sostegno pratico al personale docente e scolastico in generale. Nasce infatti da una profonda stima nei confronti di insegnanti ed operatori che, pur in condizioni di lavoro spesso frustranti e deprivati di essenziali strumenti per intervenire, sono chiamati a svolgere un ruolo tanto determinante nella vita di un individuo e lo fanno con volontà e coscienza. Grazie.

La diagnosi

 Necessità di conoscere la diagnosi ed avere linee guida per intervenire

Il "bambino speciale" è quello che presenta uno sviluppo ritardato o meno lineare di un suo coetaneo, in alcune o in tutte le aree.
Al fine di predisporre la scuola ad accoglierlo, dovrebbe essere stato diagnosticato e seguito da specialisti del settore in grado di guidare insegnanti ed operatori alla comprensione del problema e programmazione di un lavoro specifico.

 Importanza di una diagnosi precoce

E' importante essere in possesso di una diagnosi il prima possibile. Esiste ormai una ricca letteratura internazionale che ne sottolinea la necessità per attivare repentinamente un piano di trattamento educativo e riabilitativo.

 Valutazione del bambino in assenza di una diagnosi precisa

Quando la diagnosi è inesistente o sussistono tempi d'attesa troppo lunghi, il "bambino speciale" rischia di essere lasciato a se stesso, all'intuito spesso valido ed altre volte non efficace del personale scolastico.
Insegnanti ed operatori sono i primi a sentire la necessità di programmare attività appropriate, comprendere i limiti e le potenzialità dei loro allievi ed evitare di frustrarli.

 Il primo passo verso una prima, ma non solo, gestione del "bambino speciale" è l'OSSERVAZIONE.

 COSA OSSERVARE

Osserviamo il comportamento del bambino in ogni momento e contesto della giornata scolastica.

 COSA SONO I COMPORTAMENTI

Comportamento è tutto ciò che è possibile osservare, tutto ciò che si può vedere e definire con precisione. Mangiare, bere, graffiare, gettare i giochi per terra, sbattere una porta, urlare.. tutti questi sono comportamenti: azioni assolutamente definibili ed osservabili.

 AVERE UNA VISIONE COMPORTAMENTALE

Osservare i comportamenti oggettivi, evitando di fare ipotesi ed allusioni e saltare a conclusioni che non siano state effettivamente verificate, significa avere una VISIONE COMPORTAMENTALE, secondo la quale TUTTO Ciò CHE E' OSSERVABILE E' MODIFICABILE.

 COMPORTAMENTI IN DEFICIT IN ECCESSO ED APPARENTEMENTE NORMALI

Osservare un bambino significa dunque riuscire a comprendere in quali aree presenti un ritardo e, concretamente, che tipo di difficoltà incontra rispetto ad un suo coetaneo.

I comportamenti in deficit sono quelli in cui il bambino ha abilità inferiori a quello che è lo standard per la sua età. Ad esempio: ha cinque anni e non parla; ha sette anni e non è in grado di fare un puzzle da due pezzi; frequenta la prima elementare e non riesce ad andare in bagno da solo; ha tredici anni e non sa scrivere e leggere, ecc. ecc.

I comportamenti in eccesso sono quelli "eccessivi, fuori luogo, non appropriati alla sua età o non appropriati in generale", che il bambino esibisce nel suo repertorio comportamentale. Ad esempio: passa due ore a disfare e rifare un puzzle; accende e spegne l'interruttore della luce; vuole vestire solo di rosso; urta di proposito i compagni per farli cadere, ecc. ecc.

I comportamenti apparentemente normali sono quelli in cui il "bambino speciale" ha la stessa identica abilità di un suo coetaneo, assolutamente appropriata all'età anagrafica.

L'intervento

 Cosa si intende per intervento

Insegnanti ed operatori non sono chiaramente preposti alla riabilitazione, nessuno può chiedere loro di sostituirsi agli organi legalmente delegati a svolgere un ruolo terapeutico. Ma spesso è impossibile insegnare o integrare un bambino senza un piano di intervento specifico.

 Dall'osservazione alla programmazione

Quando i comportamenti in deficit, in eccesso ed apparentemente normali sono stati individuati, si passa ad un piano operativo che porti al potenziamento delle abilità in deficit ed alla diminuzione dei comportamenti eccessivi.

 INCREMENTARE ABILITA' IN DEFICIT

Al fine di svolgere un buon lavoro, è necessario:

 Procedere per microobiettivi:

se il bambino non è in grado di fare un puzzle da tre pezzi non si può pretendere di insegnargli a completarne uno da dodici. Bisogna sempre partire da quelle abilità che si definiscono "emergenti" e consolidarle per passare all'obiettivo successivo. Nel caso del puzzle, parto da far mettere al

bambino un solo pezzo in un puzzle da due, se è in grado di farlo passo a due pezzi e se non è in grado aspetto che l'abilità precedente sia solida.
Se il bambino non è in grado di stare seduto a tavola, non posso pretendere di insegnargli da un giorno all'altro e contemporaneamente ad usare le posate, stare seduto per mezz'ora, finire tutto quello che ha nel piatto ed evitare di disturbare i compagni. Comincerò col farlo stare seduto poco più di quanto sta di solito ed incrementerò questo tempo gradualmente. Intanto gli insegnerò separatamente, anche in altri momenti della giornata, ad impugnare una forchetta, per esempio per infilzare pezzetti di pongo e trasferirò questa abilità a mensa quando sarà solida.

 Alternare abilità semplici ad abilità complesse:

alternate attività che il bambino è perfettamente in grado di svolgere ad altre che gli state insegnando.

 Cercare sempre la motivazione:

Molto spesso ciò che proponiamo al bambino non è sufficientemente "interessante". L'interesse verso un'attività varia da persona a persona ed è sbagliato pensare che quello che normalmente potrebbe essere considerato bello da tutti venga considerato altrettanto motivante dal bambino con difficoltà specifiche. Valutiamo quindi che cosa effettivamente al bambino piace fare ed insegniamogli a farlo.

Nel caso in cui quello che dobbiamo insegnare non è motivante in se stesso, individuiamo una motivazione supplementare per raggiungere lo scopo. Ci sono infatti abilità che è necessario far apprendere e per le quali vanno trovate strategie appropriate.

La motivazione supplementare non è altro che il RINFORZO.
Spesso non ce ne rendiamo conto, ma molte delle cose che facciamo sono seguite da un "premio" che ci motiva a farle. I bambini fanno i compiti per ricevere un buon voto e l'approvazione dei genitori; studiamo per conseguire una laurea (non solo o non sempre per il piacere di studiare); andiamo a lavorare per percepire uno stipendio (non solo perché il nostro lavoro ci gratifica!), ecc.ecc.
Il problema nasce dalla necessità di individuare rinforzi appropriati per "bambini speciali", che potrebbero non considerare rinforzante semplicemente il buon voto o il "bravo!" della maestra.

Il rinforzo funziona se incrementa un comportamento e non bisogna esitare ad utilizzare quello effettivamente efficace, che potrebbe essere una patatina, una canzone, un abbraccio, un pezzo di cioccolata.. Dipende ovviamente dal bambino in questione, da quello che funziona nel suo caso individuale.

Da parte degli insegnanti ci sono spesso molte remore ad utilizzare rinforzi di tipo primario (cibo e bevande), ma non c'è nulla di sbagliato nel farlo se la somministrazione di quel rinforzo aiuta il bambino ad apprendere.
E' chiaro che nel tempo, man mano che le abilità del bambino aumentano, non avrete più bisogno di usare cibo e bevande e potrete servirvi di rinforzi differenti, più evoluti.
Inoltre, ogni abilità già acquisita deve essere resa indipendente, in modo tale che il bambino sia in grado di praticarla senza bisogno di rinforzo alcuno.

 Aiutare il bambino in tutto ciò che deve fare

Il bambino deve sempre avere successo. Per questo va aiutato ed è attraverso il mio suggerimento che avverrà l'acquisizione di nuove abilità.
L'aiuto che offro può essere:

- dimostrativo (faccio vedere al bambino quello che deve fare facendolo io);
- di indicazione (gli indico cosa fare, dove andare, cosa prendere..)
- di posizione (gli chiedo ad esempio di distinguere un oggetto giallo e lo metto più vicino a lui);
- suggerimento verbale della risposta;
di tipo intrusivo (lo guido fisicamente a fare un'azione).

 

 ELIMINARE COMPORTAMENTI ECCESSIVI

I comportamenti eccessivi, ricordiamo, sono comportamenti assolutamente non appropriati. Per poterli gestire è necessario comprenderne la funzione ed essere dunque in grado di individuare in ognuno di essi antecedente e conseguenza.
Le conseguenze agiscono sul comportamento quando si manifesterà nuovamente.

Esempi:

1. La maestra chiede agli alunni di fare i compiti (antecedente), gli alunni fanno i compiti (comportamento), gli alunni ricevono un buon voto (conseguenza).
2. La maestra chiede agli alunni di fare i compiti (antecedente), gli alunni fanno i compiti (comportamento), gli alunni ricevono un cattivo voto (conseguenza).

3. Ho fame (antecedente), metto le monetine in un distributore automatico di patatine (comportamento), vengono fuori le patatine e le mangio (conseguenza).
4. Ho fame (antecedente), metto le monetine in un distributore automatico di patatine (comportamento), non vengono fuori le patatine (conseguenza).

5. Voglio fare un giro in macchina (antecedente), inserisco la chiave (comportamento), la macchina non parte (conseguenza).
6. Voglio fare un giro in macchina (antecedente), inserisco la chiave (comportamento), la macchina parte e faccio un giro (conseguenza).

7. Giulia gioca a palla in casa (antecedente), Giulia rompe un vaso (comportamento), la mamma le fa le coccole rassicurandola (conseguenza).
8. Giulia gioca a palla in casa (antecedente), Giulia rompe un vaso (comportamento), la mamma la rimprovera (conseguenza).

Provate a pensare a come ogni conseguenza mantiene o mette in estinzione ognuno dei comportamenti elencati.

1. Gli alunni continueranno a fare i compiti.
2. Gli alunni non faranno più i compiti.
3. Prenderò le patatine al distributore automatico se avrò fame.
4. Non metterò più monetine nel distributore: mi frega i soldi!
5. Ci penserò la prossima volta prima di decidere di fare un giro in auto!
6. Farò un giro in auto quando ne avrò voglia.
7. Giulia continuerà a giocare a palla in casa.
8. Giulia non giocherà a palla in casa, o comunque ci penserà..

Servirsi di una tabella d'analisi rende più semplice una visione d'insieme e facilita gli operatori a stabilire che strategia usare per correggere un comportamento:

Antecedente Comportamento Conseguenza





 

L'educazione comportamentale prevede la manipolazione delle conseguenze per la correzione dei comportamenti non appropriati.

POSSIBILI STRATEGIE:

 Estinzione

Fingo che il comportamento non si sia manifestato e continuo a fare quello che avrei fatto.

Ad esempio:

La maestra chiede alla bambina di rimettere a posto i giochi.
La bambina strilla.
La maestra ignora il fatto che stia strillando e continua a farle mettere a posto i giochi.

La maestra sta spiegando la lezione.
Il bambino batte i pugni sul tavolo.
La maestra lo ignora e continua a spiegare.

 Ridirezionamento

Ridireziono il comportamento non appropriato verso un comportamento corretto.

Ad esempio:

Il bambino sbatte la porta invece di chiuderla.
L'insegnante guida il braccio del bambino affinché possa chiudere la porta senza sbatterla.

Il bambino preme troppo con la biro mentre scrive.
La maestra gli sostiene la mano limitando la pressione.

 Sovracorrezione

Correggo il comportamento più volte di seguito sino a portare il bambino ad un'esasperazione che gli farà passare la voglia di ripeterlo.

Ad esempio:

Il bambino getta di continuo i giocattoli per terra.
La maestra glieli fa raccogliere, poi li rovescia lei stessa e glieli fa raccogliere nuovamente e ripete la stessa operazione fino a quando il bambino non s'arrabbia.

Il bambino sbatte di continuo le ante della finestra.
L'adulto gli fa richiudere le ante piano per il numero di volte sufficiente a farlo spazientire.

 Manipolazione dell'antecedente

So già che il comportamento si manifesterà e sono preparato ad anticiparlo.

Ad esempio:

La maestra sa che tutte le volte che il bambino entra in classe sbatte la porta.
Mentre il bambino sta entrando lo guida a chiuderla correttamente impedendogli di sbatterla.

La maestra sa che al momento di disegnare la bambina si mette ad urlare.
Prima di cominciare si mette accanto alla bambina rinforzandola ed aiutandola.

Ovviamente, di volta in volta, sceglierò la strategia più appropriata al bambino e alla classe. La strategia di gestione migliore è sempre quella della manipolazione dell'antecedente.