Terminologia
Sequenza (Istruzione Risposta Conseguenza): nucleo fondamentale di tutta la terapia.
Es. "Batti le mani" / M. batte le mani / Rinforzo.
Tra una sequenza ed un'altra c'è solo il tempo del rinforzo.
Istruzione (I) - Risposta (R) - Conseguenza (C).
Tra I ed R devono passare da 1 a 3 secondi. Rispettare questo intervallo di tempo è importante affinché lo studente crei l'associazione tra istruzione e risposta (i due eventi devono avvenire quasi contemporaneamente nel suo sistema nervoso). Se lo studente non risponde entro 3 secondi questa deve essere considerata una non-risposta.
Tra la risposta e la conseguenza (rinforzo) deve passare un secondo o meno. Abbinare sempre il rinforzo sociale ma non ripetere sempre in modo monotono "bene o bravo", anche se ciò viene spontaneo; lo studente potrebbe "saziarsi" di questo rinforzo e demotivarsi nell'apprendimento. Quando date rinforzi sociali esagerate le vostre espressioni (siate attori).
Sessione: inizia con il comando "lavoriamo" e termina con il comando "vai a giocare". Ogni sessione comprende più sequenze.
Break (pausa): può esserci tra una sessione di lavoro ed un'altra. Dura 2-3 minuti in cui M. può giocare nella stanza. Noi giochiamo con lui (se vuole), prepariamo materiale e rinforzi per la sessione successiva. Attualmente M. non ne usufruisce quasi mai.
Ricreazione (o intervallo): dopo circa 45-50 minuti di lavoro (durata massima 15 minuti).
Lavoro: comprende sessioni, break, ricreazioni.
Appaiare: mettere accanto o sopra oggetti uguali o simili. Es. appaiare la A maiuscola con la a minuscola.
L'istruzione usata è: "stesso" o "metti con lo stesso".
Etichettare: dare il nome (mettere un'etichetta) a cose, azioni, ecc.
Ricettivo: deve ascoltare la richiesta ed eseguire il compito senza verbalizzare.
Espressivo: deve "esprimersi", parlare.
Random mix ("miscuglio casuale"): si fa un "random mix" quando si mettono insieme più foto od oggetti e se ne chiede uno a caso.
Supervisor: analista comportamentale che segue la terapia ABA e guida le famiglie nella scelta dei programmi e nel superamento delle difficoltà.
Workshop: lavoro con la supervisor in cui c'è la formazione della famiglia e dei terapisti (nel nostro caso tre giorni).
Follow-up: incontri successivi al primo con la supervisor (di solito durano 1 giorno).
Rinforzi
1)Giochi (al computer)
Non ci deve giocare quando vuole lui ma solo nel momento del rinforzo.
2)Sociali (verbali)
Devono sempre accompagnare ogni altro tipo di rinforzo. Lo scopo è quello di eliminare nel tempo gli altri tipi e lasciare solo questo. Il rinforzo verbale è legato all'atteggiamento espressivo del volto (non si può dirgli "bravissimo" restando seri).
Neutrale: m m (non usare no).
Normale: es. bravo, bene (senza enfasi).
Enfatico: es. bravissimo, fantastico, sei un campione, sei grande (tutto quello che volete).
3)Sociali (fisici)
Solletico, carezze, canzoni . . . . (solo se graditi al momento)
Raccomandazioni
Associare sempre al gioco il rinforzo verbale.
Il rinforzo deve seguire immediatamente la risposta: se passano più di 5 secondi allora o 1) scegliamo di non rinforzarlo o 2) ripetiamo l'intera sequenza.
Il rinforzo materiale (gioco) deve essergli lasciato il tempo sufficiente a gratificarlo ma non di più (altrimenti perde presto il suo valore). Quando chiudiamo un gioco (o riprendiamo un rinforzo materiale) dobbiamo farlo con gentilezza.
Aiuto (prompt)
Per insegnare a M. i nuovi esercizi utilizziamo gli aiuti.
L'aiuto è associato strettamente all'istruzione (massimo un secondo dopo).
Es. "Batti le mani" (le battiamo noi mentre diciamo la frase)/ M. batte le mani/ Rinforzo
Tipi di aiuto
Fisico o manuale, modellare la risposta (dimostrazione visuale o verbale), di posizione, non specifico (es. indicare, guardare), emozionale, ecc. L'aiuto permette di rinforzare la risposta corretta ma deve essere sfumato ed eliminato prima possibile perché crea dipendenza. Quando si insegna una relazione stimolo-risposta nuova anche le risposte con aiuto devono essere rinforzate. Poi, sfumando l'aiuto, si devono minimizzare i rinforzi per le risposte aiutate e massimizzarli per le risposte non aiutate. Quando si affronta un esercizio nuovo il team decide il tipo di aiuto da utilizzare e tutti devono agire allo stesso modo.
Etichettamento ricettivo
Scopo: fargli associare il nome all'oggetto.
Alcuni esempi:
OGGETTI: ci sono diversi oggetti sul tavolino. L'istruzione: è, ad es., "dammi la mela " oppure solo "mela" e si apre la mano per riceverla. La mano non deve protendersi verso l'oggetto ma restare in posizione neutrale. E' importante ruotare la posizione degli oggetti ogni 2-3 richieste.
Ogni oggetto nuovo viene prima introdotto da solo; poi viene messo insieme con gli altri (in random mix).
FOTO DI OGGETTI: l'istruzione è, ad es., "indica la mela". E' importante che M. indichi correttamente e non usi l'intera mano.
PARTI DEL CORPO: l'istruzione è, ad es., "tocca il naso".
COMBINAZIONI (DISCRIMINAZIONE MULTIPLA) (oggetto+attributo): l'istruzione è ad es. "dammi la matita lunga".
AZIONI (in foto): es. "indica mangia".
Etichettamento espressivo
Scopo: farsi dire il nome dell'oggetto o dell'azione, ecc.
Ricalca lo schema dell'etichettamento ricettivo. Dobbiamo incoraggiarlo ad esprimersi.
Alcuni esempi:
OGGETTI: l'istruzione è: "che cos'è?". L'oggetto viene tenuto in mano, l'espressione è interrogativa e complice.
FOTO DI OGGETTI: l'istruzione è: "che cos'è?".
PARTI DEL CORPO: l'istruzione è: "che cos'è?".
COMBINAZIONI (oggetto+attributo): l'istruzione è ad es. "che cos'è?".
AZIONI (in foto): l'istruzione è: "cosa fa?".
STANZE (in foto): l'istruzione è: "che stanza è?".
POSTI (in foto): l'istruzione è: "che posto è"?.
Categorie
Lo scopo, date una serie di foto, è quello di fargli creare alcune categorie (es. animali, frutta, verdura, ecc.).
Le istruzioni sono varie e legate al momento di apprendimento: es. "Dividi", "che categoria è", "dimmi il nome di un animale".
Elenco categorie: animale, parte del corpo, frutta, verdura, mezzo di trasporto, forma, colore, numero, lettera, bevanda, posata, vestito, fiore, strumento musicale, persona, attrezzo, gioco. Difficoltà con frutta e verdura (non distingue tra le due), le altre tende a dimenticarle e vanno ripassate spesso (soprattutto attrezzo, gioco).
Attributi (chiamati anche opposti)
Si lavora con coppie di attributi opposti (es. caldo-freddo), prima in ricettivo poi in espressivo.
Elenco attributi: grande-piccolo, pieno-vuoto, aperto-chiuso, pulito-sporco, caldo-freddo, alto-basso (problema), asciutto-bagnato, notte-giorno, lento-veloce, lungo-corto, nudo-vestito (problema), morbido-duro, accesa-spenta, di più-di meno, tanto-poco, liscio-ruvido (problema), leggero-pesante.
Vanno tutti ripassati ogni tanto, possibilmente in ambiente naturale (destrutturato).
Gioco indipendente
Istruzione: "gioca". Deve fare da solo (es. puzzle, incastri, maschere normografiche). Lo scopo è quello di insegnargli a giocare da solo. Se non riesce lo aiutiamo nel modo meno invasivo.
Gioco libero
Si gioca insieme, con fantasia, partecipazione e produzione di suoni e versi appropriati. Lo scopo del programma è insegnargli il giusto utilizzo dei giochi.
Versi animali: cane (bau), gatto (miao), pecora (bee), gallina (co-co), gallo (chicchirichì), mucca (muu), asino (i-o), pulcino (pio-pio), leone (aur), papera (qua-qua), rana (cra-cra).
Parti del corpo: naso, bocca, occhio, capelli, mano, denti, piede, collo, orecchio, pancia, gamba, petto, braccio, dito, fronte, guancia, mento, ginocchio, ombelico, testa, lingua, unghia. Difficoltà: ginocchio, ombelico, testa, petto, gamba, braccio, unghia. Vanno ripassati ogni tanto.
Sequenze
Deve ordinare secondo una sequenza temporale. Successivamente lo incoraggiamo a raccontarci la storia. Possiamo aiutarlo, solo se necessario, mettendo la prima foto.
Forme: cerchio, quadrato, triangolo, ovale, rettangolo, stella, cuore, nuvola, freccia, croce.
Colori: blu, rosso, giallo, verde, arancione, celeste, marrone, rosa, nero, viola, bianco, grigio.
Mantenimento
Questo programma è un ripasso delle cose che M. tende a non ricordare.
ALTRI ASPETTI DELLA TERAPIA
Masterizzazione: ogni nuovo esercizio deve essere masterizzato. In genere, quando viene fatto correttamente 9 volte su 10, si considera masterizzato, ovvero acquisito.
Mantenimento: Ogni acquisizione ottenuta nella parte strutturata deve essere mantenuta sia a tavolino che nell'ambiente naturale.
Generalizzazione: Ogni acquisizione ottenuta nella parte strutturata deve essere generalizzata ovvero trasportata in condizioni naturali (es. generalizzazione di luogo, di persone).
Stereotipie
Le stereotipie (o comportamenti di auto-stimolazione), sono presenti in M. in diverse forme. Compaiono nei momenti di maggiore frustrazione, emotività, noia. Sono comportamenti che lo gratificano sensorialmente e che lo rendono poco attento e partecipe al lavoro.
Quando si presentano dobbiamo distorglierlo dagli stessi, con un gesto neutrale. Esempi di stereotipie: sfarfallare, parlare in modo ripetitivo.
Comportamenti negativi
Il rifiuto che a volte M. mostra per la terapia è comprensibile. Gli chiediamo di lavorare e non sempre ne ha voglia. Il nostro principale obiettivo deve essere quello di creare il miglior clima di lavoro possibile, rendere la terapia divertente e scegliere i rinforzi adeguati.
Tutte le istruzioni devono essere date in modo chiaro ma cortese, mai autoritario. Anche i feedback negativi non saranno mai punitivi ma rivolti a sostenere ed incoraggiare l'apprendimento.
La migliore strategia è la prevenzione: dobbiamo evitare l'insorgere di comportamenti collerici. Se ci accorgiamo, nel corso della terapia, che si sta innervosendo (aumento di stereotipie, disattenzione, ecc.) è meglio chiedersi il perché. E' stanco? E' annoiato? Non gli piacciono i rinforzi? Se riusciamo a capire la causa del suo malessere dobbiamo intervenire per rimuoverla.
Ma se, come purtroppo a volte accade, si arriva alla collera è nostro compito mantenerci calmi ma fermi nelle decisioni. Non dobbiamo permettergli di andare via per non dargli l'idea che basti un capriccio per sottrarsi al lavoro. Spesso, in questi casi, bastano un rimprovero verbale e uno sguardo severo per ripristinare la normalità. Però questi ultimi due comportamenti vanno evitati se non sono strettamente necessari.
Si prosegue il lavoro con gli esercizi più semplici e graditi. Appena si mostra calmo e collaborativo lo rinforziamo bene e lo lodiamo per il suo comportamento corretto. MAI RINFORZARLO DURANTE I COMPORTAMENTI NEGATIVI.
Consigli
Non avere schemi comportamentali fissi (ad es. modificare le istruzioni per lo stesso esercizio ma sempre di comune accordo con tutto il gruppo, non ripetere sempre le domande relative agli opposti indicandoli sempre entrambi).
Non dare istruzioni se lo studente non è attento (attenzione ai segnali di disagio come strusciare il dorso della mano sulle labbra, non riuscire a stare fermo).
Mantenere un tasso di successi molto elevato. Quando lo studente fallisce sperimenta la frustrazione; ad es.: non capisco → fallisco la risposta → non ti guardo così non mi chiedi più niente.
Lo studente deve essere sempre sostenuto ed incoraggiato.
Le stereotipie competono con i rinforzi e devono essere fermate fisicamente o verbalmente (es. "mani giù") ma mai con durezza e sempre proponendo il modello comportamentale adeguato.
Comunicazione
M. dipende fortemente, nel suo modo di comunicare, dal nostro intervento. Ma se per farlo esprimere siamo costretti, ad esempio, a chiedergli "Cosa vuoi?" NON ABBIAMO OTTENUTO UNA VERA COMUNICAZIONE. Questo modo di agire non è spontaneo. Parlare in risposta ad uno stimolo ambientale (ad es. chiedere l'acqua in risposta alla visione della bottiglia) è invece considerato indice di comunicazione spontanea. Dobbiamo quindi portarlo dalla comunicazione "aiutata" alla comunicazione spontanea. Per fare questo dobbiamo evitare di porgli domande a cui lui può aggrapparsi. Provochiamolo visivamente (es. camminiamo nella stanza tenendo in mano un oggetto che lui desidera) ed aspettiamo le sue reazioni verbali alle quali dobbiamo sempre dare una risposta. Cerchiamo di essere naturali e di non creare stimoli ambientali palesemente esagerati (ad esempio agitare la bottiglia dell'acqua davanti ai suoi occhi è decisamente un aiuto che va rimosso prima possibile).
Se non conosce il nome dell'oggetto che desidera ed usa un altro vocabolo lo aiutiamo modellando la risposta giusta. Ad esempio: "gesso" o ancora meglio "vorrei il gesso".
Aiutiamolo non aiutandolo ma restando sempre vigili ed attenti a promuovere la sua indipendenza. L'obiettivo finale è che M. arrivi a comunicare con noi solo per ottenere la nostra attenzione. Ad esempio: il bambino che vede il cane e comincia a strillare eccitato "cane! cane! cane!" fino a che la mamma non gli dice "sì, è un cane" ha come unico obiettivo quello di comunicare e nella risposta della mamma trova il suo rinforzo naturale. Questo è il nostro traguardo.
Grazie
Quando date ad M. una cosa che vi ha chiesto modellate la parola "grazie" nel momento preciso in cui gliela mettete in mano e ditegli: "Dimmi: grazie". Al solito l'aiuto va poi sfumato.
Empatia
Se, sfogliando un libro da solo, M. ripete il nome di un oggetto in modo insistente guardandovi approfittate della sua voglia di comunicare e ditegli ad esempio: "sì dov'è?" oppure "fammi vedere!". Lui (se vuole) vi mostrerà l'immagine e voi raggianti commenterete la figura aggiungendo eventualmente altre informazioni (ad es. M.: "mela! mela!" Voi: "fammi vedere!" Voi: "Che bella la mela rossa!"). Attenzione a non togliere mai il libro a M. perché tale gesto potrebbe compromettere una sua comunicazione futura. In pratica se è lui che propone deve essere lui a condurre il gioco.
Se siete voi a mostrargli il libro, sarete voi a condurre il gioco e lui non dovrà essere prepotente e strapparvi il libro dalle mani.
Aiutami
In genere se M. non riesce a fare una cosa da solo si arrabbia molto e urla. Controllate a distanza se riesce a fare da solo, altrimenti modellate la frase: ad es. "Dimmi: Aiutami" e, quando la ripete, intervenite. Voi gli indicherete come fare ma NON LO FARETE PER LUI. Lui dovrà comunque fare da solo altrimenti chiederà sempre il vostro aiuto solo per non sforzarsi.
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