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L'era dell'autismo: malattie esantematiche, di Dan Olmsted Print E-mail

 

“L’Era dell’Autismo”: Malattie esantematiche – Parte 3.
di Dan Olmsted, per UPI

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Quando Jimmy Flinton – un bimbo di 12 mesi – fu ammesso alle sperimentazioni cliniche di un nuovo vaccino per varicella, morbillo, orecchioni e rosolia, nessuno disse ai suoi familiari che quel vaccino conteneva all’incirca dieci volte tanto la dose di virus vivi presente nel vaccino della varicella.
E nessuno nemmeno pensò al fatto che l’insolita familiarità del bimbo verso la varicella, che includeva casi di herpes zoster e manifestazioni d’herpes agli occhi, potesse innalzare il rischio di reazioni avverse al vaccino.
Ora che a Jimmy è stato diagnosticato un autismo regressivo, la sua famiglia vorrebbe che le cose fossero andate diversamente.
Nel 2002 la mamma di Jimmy, Jennifer Flinton, firmò un “Research Subject Consent Form – Vaccine Study (Children)” (letteralmente: “modulo di consenso su soggetti di ricerca – studio sui vaccini per bambini”), nell’ufficio del suo pediatra in Olympia (Washington).
“Vostro figlio è invitato a partecipare ad uno studio di ricerca” si legge nel modulo che indica come sponsor la Merck & Co. Di Whitehouse Station, NJ. “Dovete decidere se intendete far partecipare vostro figlio a questo studio. Prendetevi il tempo che ritenete necessario per la vostra decisione”.
Lo scopo dichiarato era: “testare la sicurezza del vaccino in sperimentazione, il ProQuad refrigerato, e mostrare che questo vaccino fornisce un livello di protezione simile a quello di un altro vaccino in sperimentazione, il ProQuad congelato”. Entrambe le versioni contenevano virus vivi attenuati (sostanzialmente indeboliti), progettati per “ingannare” il corpo e fargli sviluppare agenti immunitari ai veri virus di morbillo, orecchioni, rosolia (morbillo tedesco) e varicella.
In precedenza, i primi tre vaccini erano combinati in un singolo vaccino, noto come MMR, prodotto dalla Merck. Il vaccino della varicella era prodotto separatamente, sotto il nome di Varivax, sempre della Merck.
ProQuad era il vaccino in fase di studio della Merck, destinato a gestire tutte e quattro le malattie in un colpo solo.
I test avevano già mostrato che il ProQuad un quantitativo di virus della varicella maggiore rispetto al Varivax per produrre lo stesso livello di immunità. Un fenomeno chiamato “interferenza immunitaria”, per cui i virus interagiscono e interferiscono l’uno con l’altro nel corpo umano, rendendo di fatto insufficiente la dose del vaccino singolo.
Il modulo di consenso firmato da Jennifer Flinton non diceva nulla riguardo al virus della varicella. Diceva solo che il ProQuad era: “una combinazione di due vaccini autorizzati, l’MMR e il Varivax.
La Merck non confermò esattamente quanto virus della Varicella fosse contenuto nel ProQuad, definendone la quantità semplicemente “maggiore”. Ma nel 2004, uno scienziato della Merck disse che la quantità nel ProQuad era all’incirca di 10 volte superiore, secondo gli appunti di un meeting tenuto nel Centri per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie.
Come già riportato in questa serie, la famiglia di Jimmy Flinton è una delle molte dalle parti di Olympia che evidenziava un elemento comune: una insolita familiarità verso la varicella ed altri virus di tipo erpetico; il figlio riceveva a brevissima distanza il vaccino di varicella e MMR, spesso nel corso della stessa visita del dodicesimo mese in cui venivano entrambi raccomandati per la rima volta. Ed al figlio veniva in seguito diagnosticato l’autismo regressivo.
Jimmy è uno dei due bambini che hanno partecipato a piccole sperimentazioni cliniche all’età di 12 mesi sui vaccini di varicella e MMR. Il gruppo di Jimmy era formato da 33 partecipanti, secondo il Western Institutional Review Board di Olympia, che aveva approvato il protocollo.
Il secondo bambino era tra altri 68 in una sperimentazione della Merck per il “miglioramento di processo” nei vaccini della varicella somministrati insieme all’MMR standard.
Le sperimentazioni locali facevano parte degli studi della Merck sui vaccini negli Stati Uniti e in altri paesi. La portavoce, Christine Fanelle, non fece riferimento ad altri casi di autismo riportati nelle altre sperimentazioni, ma sottolineò che né la Merck né altri esperti indipendenti avevano individuato una relazione tra vaccini ed autismo.
“Per noi non esiste alcuna correlazione” ha detto, citando per rafforzare la sua tesi un rapporto del rispettabilissimo Istituto di Medicina, che fa parte del sistema accademico nazionale. Tale rapporto negava un collegamento tra l’autismo e l’MMR o il conservante per vaccini a base di mercurio – il thimerosal – e suggeriva maggiori investimenti in altre direzioni di ricerca “più promettenti”.
“Ci saranno sempre persone che dicono che i vaccini provocano l’autismo, nonostante la mancanza di prove scientifiche” – ha detto la Fanelle.
In base alle loro osservazioni dichiaratamente aneddotiche, tuttavia, i genitori di Olympia sono preoccupati che i problemi ereditari, nell’occuparsi di vaccinazioni, potrebbero essere un elemento di rischio troppo trascurato, relativamente all’autismo in alcuni bambini.
La nonna paterna di Jimmy Flinton, Mary Southon, ebbe una normalissima varicella all’asilo. Quindici anni più tardi, nel 1970, sviluppò un herpes zoster alla gamba destra, con pustole e vescicole dolorose in corrispondenza delle terminazioni nervose, dovute a virus della varicella riattivati.
Questo è decisamente tutto tranne che normalissimo. Solitamente l’herpes zoster si manifesta nelle persone anziane o in quelle immuno-soppresse, come i pazienti affetti da cancro e sottoposti a chemioterapia.
“Ero una ventenne in perfetta forma” – ha detto la Southon, ricordandosi la sorpresa che ebbe al momento dello scoppio. L’infezione durò parecchie settimane, e le ha lasciato una lieve debolezza circolatoria permanente alla gamba, e un edema proprio sopra la caviglia.
“Ricordo quanto fu doloroso, e quanto sembrava interminabile” – ha dichiarato la Southon, che vive ad Olympia. All’epoca stava divorziando, ed è possibile che lo stress abbia scatenato l’attacco. Aveva anche sempre sofferto di herpes labialis, un altro tipo di herpes.
Vent’anni più tardi, nel 1990, la Southon fece un doloroso errore, che le ricordò la sua vulnerabilità.
“Portai alla bocca una lente a contatto rigida, senza sapere che stava per venirmi un herpes alle labbra. Poi la misi nell’occhio, e feci lo stesso con l’altra lente”.
“Sviluppai l’herpes in entrambe le cornee. Fu molto doloroso, e durò parecchie settimane prima che i dottori capissero di che cosa si trattasse”. Il medico le prescrisse medicine per l’herpes zoster, e il problema si sistemò, non prima di produrre danni tali per cui, un giorno, a suo dire, si renderà necessario un trapianto della cornea.
Più o meno casualmente, la Southon dice che da quando ha preso quella medicina per l’herpes zoster non ha più avuto manifestazioni di herpes labialis.
Anche suo figlio, Paul Flinton, da ragazzino ebbe la varicella. All’età di 15 anni, anche Paul ebbe l’herpes zoster – anch’esso in forma molto intensa, all’incirca due volte tanto rispetto alla madre, data la familiarità. L’herpes si diffuse sul collo, principalmente sul lato destro, fino alla mascella, e con macchie sulla fronte.
“Il medico la diagnosticò come herpes zoster, e fu sorpreso che una persona così giovane potesse manifestarlo” – ricorda la Southon. Anche per Paul era un periodo di stress, aggiunge, ma la storia familiare suggerisce un’insolita suscettibilità ereditaria al virus.
“Sembra che ci sia una sorta di debolezza genetica al riguardo, una tendenza a prendere i virus di tipo erpetico” ha detto Mary Southon. Considerando questi elementi, probabilmente non avrebbero fatto partecipare il figlio di Paul, Jimmy, alla sperimentazione del ProQuad se avessero saputo che conteneva 10 volte tanto la dose standard di virus della varicella.
La Southon ha chiesto perché la Merck abbia accettato un bambino con la familiarità di Jimmy ad un test sul vaccino della varicella.
“È straziante il pensiero che tutto questo si poteva evitare se avessero (quelli della Merck) fatto un po’ più di ricerche o avessero avuto un briciolo di immaginazione in più nel considerare ciò che sarebbe potuto succedere” ha detto.
“Penso che la corsa allo sviluppo di un vaccino sia un’attività criminale. Come si sono permessi di dare ai bimbi 10 volte tanto la quantità di virus? Dov’è il buon senso i tutto ciò?”
Molti ricercatori nel campo dei vaccini, che si preoccupano di un possibile collegamento con l’autismo, hanno dichiarato in questa inchiesta di sentirsi profondamente turbati dai casi di Olympia, ed in particolare da quello di Jimmy. Le storie di questi bambini calzano come un guanto sull’ipotesi principale di correlazione tra vaccini ed autismo: l’idea che l’interferenza tra i virus vivi nei vaccini possa distorcere la naturale risposta immunitaria dell’organismo, portando ad una infezione permanente, ed a successivi problemi neurologici.
Dopo che “L’Era dell’Autismo” gli ha descritto i casi, il mese scorso, il gastroenterologo britannico Dr. Andrew Wakefield – il principale sostenitore di tale tesi controversa – si è incontrato con molti fra i genitori di Olympia. Ha definito strazianti le loro storie, paragonandole all’esperienza di “fissare nel vuoto dell’abisso” delle conseguenze indesiderate dei vaccini, che egli teme non siano ristrette alla sola Olympia.
“Il punto cruciale relativamente a molti dei problemi che si incontrano nell’uso dei vaccini virali è l’interferenza” ha dichiarato subito dopo.
“Il controllo dell’ospite di un’infezione virale e fondamentalmente mediato attraverso una risposta immunitaria adeguata, e tale risposta immunitaria è stata condizionata da decine di migliaia di anni di evoluzione” – ha aggiunto Wakefield – “e l’emergere di un’infezione dipende dalla modalità di esposizione”.
“Ad esempio il morbillo è innocuo quando incontrato in circostanze normali, in quanto a dose e età di esposizione. Ma quando ci si imbatte in esso in circostanze atipiche, in un momento precedente della vita, ed in particolare con un alto dosaggio, allora la sua manifestazione è ben diversa. Ed i problemi di questi virus sono la persistenza e lo scoppio ritardato”.
“Dunque, se riescono ad insediarsi con un’infezione cronica, eludendo la risposta immunitaria dell’ospite, possono poi ripresentarsi e causare il manifestarsi della malattia in un momento successivo della vita”.
“I virus erpetici si comportano esattamente allo stesso modo” – ha aggiunto.
“Ciò che mi preoccupa dell’approccio disinvolto – dell’industria e di tutti gli altri che dettano le regole nel campo – a questi virus è che questi presumono che l’infezione incontrollata sia pericolosa mentre i vaccini siano innocui, che possano manipolare qualcosa altamente intelligente – dal punto di vista biologico – a loro uso e consumo”.
“Ma in realtà non possono. I virus non si comportano in quel modo, e non lo faranno mai. Semplicemente torneranno alla carica in un’altra forma”.
Wakefield, che ha lasciato la Gran Bretagna sulla scia delle controversie scaturite dalle sue teorie, ed ora conduce le sue ricerche negli Stati Uniti, ha detto che è saldamente appurato il fatto che i problemi nell’affrontare i virus possano essere ereditati. Le sue teorie sono basate sulle ricerche nel vaccino MMR; la Gran Bretagna non somministra di routine vaccini contro la varicella.
Il rapporto del 2004 dell’Istituto di Medicina ha liquidato le preoccupazioni di Wakefield come speculazioni prive di qualsiasi fondamento scientifico. Esso afferma che “l’insieme delle prove epidemiologiche è in direzione dell’esclusione di un rapporto di causalità tra il vaccino MMR e l’autismo […] Il comitato ha inoltre appurato che i meccanismi biologici potenziali dietro all’autismo indotto da vaccino fin qui avanzati siano esclusivamente teorici”.
“Le prove incontrovertibili di molteplici studi ben condotti indicano che i vaccini nell’infanzia non sono associati all’autismo” ha affermato la dott.sa Marie McCormick della Harvard School of Public Health (Scuola di Harvard della Sanità Pubblica), che ha presieduto il comitato di revisione sulle vaccinazioni dell’Istituto di Medicina.
“Sosteniamo fermamente le attuali ricerche per scoprire la causa o le cause di questa devastante malattia. Le risorse sarebbero utilizzate più opportunamente se fossero dirette verso quei percorsi di indagine che offrono maggiori possibilità di risposta. Senza il sostegno delle prove, le ipotesi sui vaccini non garantiscono tali possibilità”.
Il CDC (Center for Diseases Control – Centro per il controllo delle malattie – NdT), il cui comitato consultivo sulle vaccinazioni raccomanda la programmazione delle vaccinazioni infantili adottata negli States, ha sovvenzionato lo studio dell’Istituto di Medicina, insieme agli Istituti di Sanità Nazionali.
“Gruppi di esperti, inclusa l’Accademia Americana di Pediatria, concordano sul fatto che il vaccino MMR non sia responsabile del recente incremento nel numero di bambini affetti da autismo” – ha dichiarato in una nota il CDC.
“Gli studi esistenti che suggeriscono una relazione di causalità tra il vaccino MMR e l’autismo hanno catturato l’attenzione dei media” – ha affermato la CDC – “Ad ogni modo, questi studi hanno punti deboli significativi, e sono controbilanciati dagli studi epidemiologici che hanno scartato in modo inequivocabile una relazione di causalità tra il vaccino MMR e l’autismo”.
Il 30 ottobre 2002, James George Flinton ha subito un prelievo di sangue come punto di partenza per la sperimentazione clinica in Olympia. Nella stessa visita ufficiale ha ricevuto la sua dose di ProQuad – nella versione refrigerata, come si è scoperto.
Per la sua partecipazione, la famiglia di Jimmy ha ottenuto un bonus del valore di 50 dollari, e un altro da riceversi alla fine del periodo di follow-up di sicurezza di 42 giorni, quando il suo sangue sarebbe poi stato nuovamente prelevato per verificare se il ProQuad aveva funzionato.
Nello scorso settembre la Food & Drug Administration ha approvato il ProQuad congelato per i bambini dai 12 mesi ai 12 anni. La Merck ha dichiarato che sta ancora lavorando sulla versione refrigerata.
Nel prossimo numero: la spirale discendente
L’attuale serie di inchieste sulle radici e sulla crescita dell’autismo accetta con piacere i commenti dei lettori. Un collegamento a tutte le inchieste è disponibile su theageofautism.com. E-mail: